Pagare le bollette, specie di questi tempi, non è mai piacevole, ma il pensiero di dover passare la mattinata in coda alle poste col bollettino in mano rende la cosa davvero insopportabile.
Per evitare le attese, una delle soluzioni è utilizzare un conto bancoposta, che permette di fare le operazioni online ma anche di avere una corsia un pochino privilegiata nelle code. Per questo è utile sapere come aprire un conto bancoposta.
Un’altra soluzione è invece pagare le bollette tramite il proprio conto corrente bancario. In questo caso, ci sono due modalità possibili.
La domiciliazione bancaria
La prima è la cosiddetta domiciliazione delle bollette. In pratica, la richiesta di saldo della bolletta arriva direttamente alla banca, che è stata preventivamente da voi autorizzata al pagamento; così il vostro istituto provvede a saldarle in maniera automatica, prelevando l’importo dal conto corrente. Questo ovviamente non significa che non sappiamo quanto pagheremo, perché riceveremo sempre il dettaglio dei consumi via posta o, a seconda dei diversi gestori, con un avviso di emissione inviato via mail. Da qui poi si può accedere alla propria area personale della app, che ormai tutti i gestori hanno messo a disposizione dei clienti, e prendere visione degli importi e delle causali e, se lo si ritiene necessario, chiedere spiegazioni o fare ricorso.
La domiciliane è molto semplice. È sufficiente compilare un modulo, detto RID, e non si riceveranno più i bollettini a casa.
Cosa accade se non c’è liquidità?
Con la domiciliazione bancaria, però, dobbiamo ricordare che la bolletta verrà saldata proprio il giorno della scadenza, non prima e non dopo. Dobbiamo quindi verificare che sul conto corrente ci siano fondi a sufficienza.
Se contiamo di pagare la bolletta con un accredito che ci deve arrivare per qualche motivo, controlliamo che sia effettivamente arrivato.
Cosa succede se questi fondi non ci sono? Dipende dal tipo di conto e dalla banca, ma con le nuove regole bancarie in vigore dal 1 gennaio 2022 occorre fare davvero molta attenzione.
Per esempio, se su quel conto corrente abbiamo l’accredito mensile dello stipendio di un lavoro dipendente, allora in genere la banca concedeva in maniera quasi automatica di ‘andare in rosso’ per piccole cifre, in genere non più di 1000 o 2000 euro. Questo fino al 31 dicembre 2021.
Dal 1 gennaio 2022 le cose sono cambiate parecchio. La banca può sempre concedere questa possibilità, che però non si tratterà più di una consuetudine abbastanza generalizzata ma di una concessione specifica e personale al titolare del conto, eventualmente revocabile con poco preavviso da parte della banca. Quindi, se sul nostro contratto con la banca la cosa non è specificata nero su bianco, allora vuol dire che questa possibilità per noi non esiste.
E quindi? E quindi, se alla scadenza della bolletta sul conto non ci sono fondi sufficienti, anche se mancano soltanto 10 centesimi, la bolletta non verrà pagata e per il fornitore del servizio voi risulterete morosi. Se poi l’importo della bolletta, e quindi la cifra non pagata, è superiore ai 100 euro, e davvero ci vuole poco, per arrivare a 100 euro di bolletta… allora saremo ‘sorvegliati speciali’ da parte della banca.
Se questo si verificasse per tre mesi consecutivi (anche se nel frattempo abbiamo saldato gli importi precedenti) allora potremmo essere iscritti nel registro dei cattivi pagatori, con conseguenze negative in caso richiedessimo mutui ma anche solo piccoli finanziamenti per comprare la cucina nuova o cose simili.
Per i motivi di cui sopra, e specie con queste nuove regole, non tutti sono favorevoli alla domiciliazione bancaria, a mano di non essere sempre attenti o certi di avere entrate fisse di una certa entità, con un buon margine di tolleranza. Non è così raro, infatti, che uno stipendio venga accreditato in ritardo di due o tre giorni, per problemi informatici o di comunicazioni automatizzate fra banche. Non parliamo poi di incasso di assegni, che a volte richiedono anche quattro o cinque giorni lavorativi, cioè di fatto una settimana.
Come pagare con l’home banking o bancomat
L’altra soluzione cui si accennava all’inizio, sempre per evitare le code alle poste da cui il nostro discorso è partito, è pagare il bollettino tramite l’internet banking o tramite i bancomat. In questo caso, saremo noi a digitare il numero di conto corrente postale, la cifra e tutto quanto richiesto, e quando premeremo ‘invio’ sul computer o ‘procedi’ sullo schermo del bancomat, allora partirà il pagamento.
Così facendo, siamo liberi di pagare quando ci è più comodo, il giorno della scadenza o magari anche prima. Se invece pagassimo qualche giorno dopo, è importante sottolineare come la quasi totalità dei gestori conceda un margine di due o tre giorni dopo la scadenza, prima di procedere contro chi non ha saldato quanto dovuto. Non si tratta quindi di una inadempienza grave.
Inoltre, se anche accadesse che per una dimenticanza non saldassimo una bolletta, di norma non siamo a rischio di interruzione della fornitura. Dopo qualche tempo, minimo una quindicina di giorni e comunque prima della bolletta successiva, riceveremo un avviso bonario di metterci in regola, in genere senza il pagamento di interessi.
Qualora il pagamento non avvenisse, allora ci sarà l’invio da parte del fornitore di una raccomandata, che a quel punto diventerà un’ingiunzione ufficiale di pagamento, pena l’interruzione della fornitura di servizi.
Quanto appena detto non per esortare a non saldare le bollette, ovviamente, perché non c’è alcuna possibilità di farla franca. Ma per evitare preoccupazioni e attacchi d’ansia per un disguido che è possibile accada.
Gli interessi
Abbiamo accennato agli interessi. Se il fornitore decide di addebitarci gli interessi di mora, a quanto ammontano? A questo riguardo, possiamo fornire delle stime generali, che ognuno dovrà verificare col proprio fornitore.
Fatto salvo quanto già detto, cioè che molto spesso per semplici dimenticanze o piccoli ritardi il fornitore non richiede nulla, possiamo indicare interessi nell’ordine del 2-3%, che possono arrivare anche al 5-6%, a cui occorrerà aggiungere le spese di notifica se il fornitore ha inviato una raccomandata (che, ripetiamo, in genere fa seguito a un avviso bonario).