Cos’è il credito d’imposta? Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto premettere che consiste in credito di differenti tipologie che il contribuente vanta nei confronti dello Stato.
Difatti con i recenti accadimenti il Governo ha rafforzato le misure varando questa forma di credito anche per aiutare professionisti e famiglie danneggiati dal Covid. Ecco spiegato il motivo per cui ne senti parlare così di frequente e le ragioni per cui dovresti conoscerne il funzionamento per capire se anche tu puoi beneficiarne.
Credito d’imposta: cos’è e cosa è importante sapere
Il credito d’imposta è un credito tributario che un soggetto vanta nei confronti dello Stato. Il termine fa riferimento alla titolarità del contribuente di una situazione giuridica soggettiva di tipo attivo nei confronti dell’ente impositore.
Questo significa, molto semplicemente, che il credito d’imposta sia una somma che il contribuente vanta nei confronti dell’Erario.
Tale scenario si verifica quando sono stati effettuati versamenti in eccesso rispetto a quanto realmente dovuto. Inoltre, si configura anche quando vengono messe a punto agevolazioni particolari riconosciute dallo Stato proprio sotto forma di credito di imposta.
Il contribuente può utilizzarlo attraverso la compensazione nei casi di situazioni debitorie e creditorie come stabilito dal Decreto Legislativo del 9 luglio 1997 n. 24 contenente le disposizioni relative al meccanismo della compensazione.
Possono avvalersene le persone fisiche, le persone fisiche titolari di partita IVA, le società di persone e le società di capitali.
La compensazione avviene attraverso il modello F24 nel quale il credito dovrà essere indicato alla colonna di riferimento, quella degli importi a credito. In questo campo dovrà essere indicato l’ammontare del credito, il periodo e il codice tributo di riferimento.
Credito d’imposta: come si calcola?
Per capire come si calcola il credito di imposta occorre innanzitutto chiarire a quale fa riferimento. Difatti esistono differenti tipologie di Credito di Imposta, gran parte delle quali sono state introdotte dai Decreti Legge Cura Italia e Rilancio a seguito dell’emergenza Covid-19.
In particolare, esiste il credito d’imposta per le spese di sanificazione che prevede un rimborso al 60% delle spese per tali attività fino ad un massimo di 60 mila euro.
Fino al 2020 è stato possibile usufruire del credito per la locazione di botteghe e negozi pari al 60% del canone d’affitto e di quello per l’adeguamento degli ambienti di lavoro pari, anch’esso, al 60% della spesa sostenuta.
Ci sono stati anche i crediti per bonus vacanze, investimenti pubblicitari e servizi digitali, agevolazioni volute per dare respiro a famiglie e attività commerciali aiutandole a riprendersi dalla crisi sanitaria ed economica.
In particolare, il credito stanziato per gli investimenti pubblicitari ha consentito di usufruire di questi servizi scontati al 50% per interventi su stampa quotidiana e periodica, web, emittenti televisive e radiofoniche.
Similmente il credito d’imposta per i servizi digitali ha voluto sostenere l’offerta informativa online aiutando le imprese ad acquisire servizi di server, hosting e banda larga con un credito riconosciuto al 30% delle spese sostenute entro l’anno 2020.
Il calcolo dipende dal tipo di iniziativa di credito
Il calcolo del credito di imposta, quindi, dipende dal tipo di iniziativa di cui si intende fare richiesta e dalle modalità previste dal Governo e diramante anche dall’Agenzia delle Entrate.
In generale si tratta sempre di una percentuale su quanto speso che verrà riconosciuta come credito al pagamento delle imposte l’anno successivo. Lo stesso vale per il credito d’imposta derivante da un prelievo in eccesso che non viene mai restituito in denaro ma messo in conto sulle dichiarazioni successive all’anno di imposta.
Recupero credito di imposta: come procedere?
Il recupero del credito d’imposta dipende dal tipo di dichiarazione a carico del contribuente.
Per chi presenta il modello 730 si potrà procedere tramite rimborso IRPEF attraverso busta paga o pensione dal sostituto di imposta, ovvero il datore di lavoro o l’ente pensionistico.
Per chi presenta il Modello Unico, invece, tale credito dovrà essere indicato espressamente nella colonna 3 del quadro RX. Con esso si dichiara di voler ricevere il rimborso del credito che, in entrambi i casi, verrà utilizzato a compensazione delle altre imposte dovute all’erario.
Qualora il credito non fosse rimborsato è possibile recuperarlo presentando una richiesta specifica, ovvero un’istanza di rimborso presso l’Agenzia delle Entrate di zona. La richiesta dovrà essere presentata allegando la certificazione attraverso cui il datore di lavoro o l’ente pensionistico attestano di non aver rimborsato le imposte.
Per i lavoratori autonomi, invece, si provvederà similmente allegando i versamenti effettuati e richiedendo una revisione della situazione fiscale. Oggi è possibile procedere anche in via telematica, attraverso il cassetto fiscale del contribuente disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Per i casi di versamenti non dovuti, invece, il contribuente ha il dovere di presentare l’istanza entro 48 mesi dal versamento (36 per le imposte dirette) allegando tutta la documentazione che certifichi tale credito. In questo caso il rimborso avverrà tramite addebito sul conto corrente del contribuente, dietro presentazione dell’IBAN o del BIC per i conti esteri.